Carlo Mazzone, il romantico Sor Magara di un pianeta del pallone lontano anni luce dall’attuale, tutto soldi e inganni, ha chiuso la sua p...
Carlo Mazzone, il romantico Sor Magara di un pianeta del pallone lontano anni luce dall’attuale, tutto soldi e inganni, ha chiuso la sua partita. Nato all’ombra del Colosseo 86 anni fa, da Eternauta del calcio ha finito per essere adottato da Ascoli Piceno, la città dove abitava, dove gli hanno intitolato, da vivo, la tribuna dello stadio e dove ha chiuso con la vita.
Ma l’istantanea più nitida che ne sottolinea l’essenza di uomo vero e sincero ancor più di quella del bravo allenatore, lo vede correre in modo scomposto, con un giubbetto del club, verso la curva degli ultrà dell’Atalanta al termine di un incandescente derby tra il suo Brescia e la squadra bergamasca. Partita rocambolesca finita 3-3.
In tutti i luoghi e in tutti gli angoli in cui ha allenato, Mazzone ha fatto bene e si è fatto voler bene. Nella sua Ascoli dove inventó insieme a Costantino Rozzi la bella squadra degli anni ‘70, aveva in Francesco Scorsa il leader silenzioso della difesa, l’amato luogotenente. Ebbene, quando si dice il destino beffardo: un’ora dopo l’agenzia che informava della morte di Mazzone, ieri un secondo lancio ci ha annunciato la scomparsa, a 76 anni, proprio di Scorsa.
Dopo Ascoli, la storia e la gloria calcistica di questo genio provinciale della panchina che ha chiuso senza trofei importanti ma con un immenso bagaglio di vittorie personali, lo hanno visto a Catanzaro e a Firenze , quindi a Bologna e a Lecce, a Pescara e a Cagliari, prima di approdare a Roma dove realizzò uno storico miracolo: intuito il talento enorme di un 16enne biondo delle giovanili, lo gettò nella mischia della serie A, a Brescia.
Di impronta tattica italianista, ma non scevro ai cambiamenti quando squadernava moduli ora a uomo e ora a zona, Sor Magara ha poi allenato fior di campioni e inventato magie. Ad esempio quella di arretrare, nel Brescia, il trequartista Pirlo per trasformarlo in un regista pazzesco che ha portato Milan e Italia in cima al mondo.
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