L’Italia demonizza il neoliberismo senza essere mai stata liberista Il nostro Paese ha subito contraccolpi economici non certo per l’eccesso di concorrenza sul mercato mondiale, ma per le sue rigidezze | iurimariaprado
I difetti cronici si sono aggravati con le risposte dei governi: sussidi, aiuti pubblici e politiche sociali pagate non si sa come e da chiGià trent’anni fa una letteratura seria spiegava che la cosiddetta globalizzazione, mentre avrebbe tirato fuori dalla povertà un paio di miliardi di persone del mondo arretrato, avrebbe impoverito decine, forse centinaia di milioni di individui appartenenti a quello progredito.
Evidenziavano in buona sostanza che il libero mercato e la concorrenza, come elementi attuatori della globalizzazione, erano necessari ma non sufficienti a dar da mangiare come prima alle fasce sempre crescenti di impoveriti dei Paesi cosiddetti avanzati. Il problema è che questo ragionamento molto serio non è mai stato fatto in un Paese come il nostro, nel quale al contrario il discorso pubblico imputa alle sfrenatezze del “neoliberismo” il pregiudizio sofferto da molti a causa dell’urto da globalizzazione. E si spiega.
Era bensì vero che la macchina utensile cinese, le valvole indiane, il tessile turco che decenni fa cominciavano ad aggredire i nostri mercati mettevano in crisi le corrispondenti produzioni domestiche e l’indotto interessato: ma era la crisi che si registrava nel Paese in cui l’impresa appartiene per il quarantacinque per cento al potere pubblico, nel sistema in cui è largamente sussidiata l’improduttività d’impresa, nella struttura dei rapporti tra impresa e potere statale in...
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