Per riprogettare la sanità pubblica, bisogna capire che le malattie saranno specialmente cronico-degenerative e che le tecnologie per curarle sono in evoluzion…
È un problema complicato, e difficile da risolvere a tavolino o ignorando una parte importante dei fatti, quello di anticipare e decidere quanti medici serviranno nei prossimi anni e come riprogettare la sanità pubblica.
Nei prossimi decenni cambierà la demografia sanitaria, per cui le sfide mediche riguarderanno soprattutto le malattie cronico-degenerative , i disturbi e disabilità associati all’età anziana e in particolare le demenze, l’emergenza della resistenza agli antibiotici, le malattie mentali e le sempre possibili/imprevedibili zoonosi in forma epidemica o pandemica.
Non solo le malattie, ma anche le conoscenze e le tecnologie mediche per curarle o prevenirle sono in cambiamento: l’impatto della genomica, delle terapie geniche e cellulari, dei dispositivi nanotecnologici e digitali, dell’intelligenza artificiale, etc. sarà drammatico. Non negativo. Anzi. Ma forse dispersivo e diseguale, dati i costi di tutte queste innovazioni, con possibili effetti collaterali e disfunzionali se le novità non sono incorporate nel processo formativo.
In Nordamerica si sta cercando di rispondere alle nuove sfide investendo proprio sulla formazione dei medici, cioè cambiando e armonizzando gli obiettivi e i modi dell’insegnamento.
Le basi scientifiche e didattiche dell’insegnamento della medicina sono cambiate nel corso di un secolo, sulla spinta dell’evoluzione epistemologica della ricerca e delle tecnologie. Oggi la novità si chiama e . L’idea è che i medici devono essere preparati, usando la migliore scienza, per produrre risultati che siano conformi alle aspettative dei pazienti. Visto che le decisioni sono in ultima istanza nelle mani di questi, attraverso il dispositivo del consenso informato.
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