In un’intervista a una tv francese il premier israeliano ha rifiutato qualsiasi prospettiva di uno stato palestinese. La distanza con l’opinione pubblica internazionale è ormai abissale. Leggi
Il 30 maggio, dopo otto mesi di guerra e un numero spaventoso di vittime civili, è stato sconfortante notare la distanza abissale tra il discorso del primo ministro israeliano e l’opinione pubblica di tutto il mondo.
La principale debolezza del discorso del capo del governo israeliano è la mancanza di una sua visione per il dopoguerra. O meglio, Netanyahu una visione ce l’ha: non cambierà niente. Anche se accettiamo la sua versione sulla natura di questo conflitto, sulle vittime civili e sulla sua lotta contro l’antisemitismo, l’assenza di un qualsiasi accenno al futuro dei palestinesi resta comunque inammissibile.ed esiste un forte consenso internazionale per la soluzione dei due stati.
Nel momento in cui un leader israeliano ha lasciato intendere che la guerra potrebbe durare ancora sette mesi, ovvero fino alle elezioni statunitensi, Netanyahu ha presentato un piano per Gaza che contraddice palesemente il suo alleato americano. Il primo ministro vuole mantenere il controllo della sicurezza di Gaza e, parole sue, avere “la possibilità di entrarci in qualsiasi momento” in caso di bisogno.È una linea tanto dura quanto prevedibile.
Parlando alla tv francese, Netanyahu ha cercato di coinvolgere il pubblico europeo nella sua guerra, affermando che la vittoria di Israele sarà “la nostra vittoria”. Non sono sicuro che gli spettatori francesi abbiano condiviso questo sentimento. C’è una parola in ebraico che riassume bene l’atteggiamento del primo ministro:Vogliamo garantire un’informazione di qualità anche online. Con il tuo contributo potremo tenere il sito di Internazionale libero e accessibile a tutti.
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